Venerdì 29, sabato 30 e domenica 1 maggio le sale saranno visitabili con pagamento del biglietto d’ingresso al museo (che ospita fino al 7 agosto la mostra Helmut Newton. Fotografie. White Women / Sleepless Nights / Big Nudes). Saranno visitabili poi a regime (sempre con prezzo incluso nel biglietto) nei fine settimana il sabato e la domenica. L’apertura è stata preceduta giovedì 28 marzo da un momento riservato alle scuole che hanno preso parte all’iniziativa.
Le sale ospiteranno, oltre agli arredi e alle opere tradizionali, una selezione di fotografie storiche provenienti dal fondo de Maria (che fanno parte degli archivi fotografici della Fondazione di Venezia). Partendo dallo studio degli archivi fotografici della Fondazione di Venezia presso la Casa dei Tre Oci, in particolare quelli riguardanti le opere dei de Maria (un fondo fotografico di più di 100.000 immagini, comprendente un nucleo storico di opere in prevalenza di Mario e migliaia di immagini contemporanee che documentano la vita privata e familiare di Giulio Macchi e Adele Macchi De Maria, gli ultimi della famiglia a vivere nella casa della Giudecca), gli studenti dell’ultimo anno iscritti alla III A del Liceo Classico dell’IIS «G. Bruno – R. Franchetti», guidati dal prof. Umberto Daniele, hanno realizzato una proposta progettuale di fruizione e valorizzazione selezionando le foto e realizzando delle schede informative per guidare il visitatore.
L’apertura delle sale costituisce un’occasione unica per ripercorrere la storia della Casa dei Tre Ociattraverso le opere esposte e gli arredi tradizionali, consentendo una ricostruzione di un frammento significativo della vita veneziana del Novecento. Le foto della famiglia e dei loro viaggi nel mondo raccontano le memorie della Casa; la sua storia e il fermento artistico e culturale che l’ha da sempre caratterizzata sono presentati attraverso le immagini degli eventi organizzati in questo spazio e i ritratti di alcuni dei personaggi di spicco che hanno frequentato i Tre Oci.
Sin dal suo arrivo in città nel 1892, Mario de Maria partecipò ai dibattiti dei circoli culturali veneziani più in voga e alle discussioni al caffè Florian sulla nascente Biennale; a lui e a Bartolomeo Bezzi venne affidata la decorazione del padiglione principale ai Giardini, il “Pro Arte” poi ribattezzato “Italia”. Il figlio Astolfo crebbe a Venezia, dove si iscrisse all’Accademia di Belle Arti. Espose alla Biennale e a Ca’ Pesaro e, negli anni Trenta, si dedicò alla grafica pubblicitaria: dal manifesto per la Mostra nazionale canina di Venezia (1933 e 1934), al manifesto della Mostra internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia (1935 e 1936).
Venezia, 26 aprile 2016
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